Ci sono libri che dopo averli letti
speri possano avere sempre un seguito. Vorresti che la storia
iniziata proseguisse perchè le emozioni trasmesse sono fortissime.
E' questo il caso di "Le stelle danzanti", il romanzo di
Gabriele Marconi uscito nel 2009, e che solo alla fine del 2013 ha
visto continuare le avventure dei suoi protagonisti con il libro
"Fino alla tua bellezza". Incuriositi da un protagonista
indiscusso del mondo artistico non conforme come Marconi, romanziere ma anche
cantautore, abbiamo deciso di intervistarlo e di scoprire come è
nata in lui l'idea di appassionare un'intera galassia attraverso la
vita di due arditi.
Come e quando è nata l'idea di
iniziare a raccontare l'epopea di Fiume, e perché hai preferito la
forma del romanzo?
Stavamo facendo la riunione di redazione per il
nuovo numero di “Area”, quando Giano Accame propose di incentrare
il Focus (era il nostro approfondimento mensile) per l’ottantesimo
anniversario dell’Impresa fiumana. Riscoprendo quell’epopea mi
sono entusiasmato per la decisiva presenza dei ragazzi che avevano
fatto la guerra e di quelli ancor più giovani che, scappando di
casa, raggiunsero d’Annunzio nella città irredenta. Ragazzi che
portarono un’energia fantastica, sublimata dalla presenza di tanti
artisti, che la trasformò in qualcosa di assolutamente inedito.
Un’esplosione magmatica che ha definito il termine stesso di
“giovinezza”. A quel punto, come mi succede sempre con le vicende
che mi entusiasmano, m’è venuta voglia di vivere anch’io
quell’impresa. E l’unico modo, ovviamente, era usare la fantasia.
Per questo ho scritto “Le stelle danzanti”.
Che cos'è che ti ha portato a
proseguire la storia di Marco e Giulio, e perché hai deciso di
ambientare proprio nella Guerra di Spagna le loro nuove avventure?
Quando dai vita a un personaggio, non è che la sua vita finisce con
l’ultima pagina del romanzo! Lui va avanti anche senza di te. E nel
momento in cui torni a sentire la sua voce, è fatale ascoltarla fino
a ritrovare le tracce della sua storia. Allora le segui e ritrovi lui
e tutto il suo mondo. I protagonisti delle “Stelle danzanti” li
ho ritrovati alla Guerra civile spagnola, forse perché quella fu
l’epoca in cui molti italiani, giovani e meno giovani, decisero di
mettersi nuovamente alla prova, come dice Giulio in un passo del
romanzo, perché altrimenti le loro sarebbero state vane chiacchiere
e non scelte di vita. Li ho ritrovati invecchiati di circa vent’anni,
su entrambi i fronti, ma ancora intatti nel loro slancio e saldi
nella loro amicizia… ancora lì, capaci di prendersi per il culo
anche ai confini dell’inferno.
“Fino alla tua bellezza” ha una
conclusione un po’ agrodolce, che però lascia molte curiosità e
domande. Ci sarà un terzo capitolo sui legionari Paganoni e Jentile?
Dipende da quanto forti saranno le voci e quanto sarò capace di
sentirle. Ma ho come l’impressione di cominciare a percepire dei
rumori di sottofondo. E vengono da Nord…
I tuoi racconti descrivono molto bene
gli scenari spesso molto duri del primo dopoguerra e lo spirito che
animò moltissimi giovani a seguire prima D'Annunzio e poi Mussolini.
Come fare a far conoscere ai ragazzi più giovani il perché di certe
scelte che spesso per pigrizia odierna sembrano impensabili?
Io cerco
di aprire delle finestre sulle vicende che racconto. Poi sta a ognuno
scavalcare il davanzale e andare a curiosare. Bisogna documentarsi,
studiare, senza paura di scoprire anche cose che potrebbero mettere
in crisi le nostre convinzioni. La curiosità è vitale.
Nel tuo primo romanzo "Io non
scordo" parli di un argomento con molti lati oscuri, la strage
di Bologna. Qual è il tuo ricordo su quel periodo? Come vivesti il
clima da caccia alle streghe verso tutto il mondo fascista?
L’ho
raccontato sia con “Noi” (il libro allegato all’omonimo cd
antologico con tutte le mie canzoni), sia con “Io non scordo”,
soprattutto nella postfazione narrata dell’edizione nuova (la
terza), dove parlo proprio di quel periodo. Come hai detto tu, fu un
clima da vera e propria caccia alle streghe, portata avanti con
fanatica e subdola determinazione dalle autorità, spalleggiate dagli
organi d’informazione e dalle solite truppe cammellate del sistema.
È un ricordo talmente brutto che la rabbia e il dolore accumulati
allora hanno contribuito non poco agli sforzi che abbiamo fatto,
negli anni successivi e fino a tutt’oggi, perché la verità
venisse a galla: una verità totalmente ribaltata rispetto a quella
giudiziaria. Ed è quel che probabilmente fu anche per altre stragi,
come illustra benissimo “Quella strage fascista”, il romanzo di
Gabriele Adinolfi.
Con la pubblicazione dei tuoi romanzi
il tuo pubblico, già affezionatissimo, ha avuto modo di conoscerti
anche come scrittore. Quando e perché hai realizzato la necessità
di ampliare il campo della tua opera artistica?
Boh! Il fatto è che
mi piace scrivere. Amo scrivere. Le canzoni raccontano emozioni,
storie in forma poetica. Ma vivere le avventure che vivono i
personaggi dei miei romanzi è qualcosa di molto diverso: è un
viaggio fantastico al quale non so rinunciare.
Esiste un collegamento tra musica e
romanzo? E nello specifico, tra la tua musica e la tua prosa?
Le
canzoni accompagnano i vari momenti della nostra vita, ed è fatale
che entrino nelle storie che scrivo, visto che i personaggi non sono
burattini senza vita: hanno un loro passato, un presente e lo vivono
ad esempio leggendo libri o ascoltando canzoni, appunto. Poi, nel
caso di “Io non scordo”, certi brani che scandiscono i capitoli
erano rappresentativi di situazioni specifiche e le evocavano con
forza, per questo li ho inseriti.
Hai mai pensato di trasferire in un
album di canzoni le storie che racconti nei tuoi romanzi?
Sì ci ho
pensato. Chissà che non lo faccia prima o poi…
Tu sei anche autore di bellissime
canzoni, alcune sull’Europa… una tra tutte "Ricordi".
Qual'è la tua sensazione vedendo l'Europa di oggi? Il fatto che
molti movimenti "anti-sistema"come Jobbik in Ungheria,
stanno iniziando a tornare protagonisti sulla scena politica ti fa
essere fiducioso?
Il mio stato d’animo attuale è quanto di più
lontano dall’essere fiducioso. Registro però questa tendenza e
guardo con curiosità.
Qual è il tuo pensiero sulla vicenda
dei due marò? Ci vorrebbe un colpo di mano nello stile uscocco per
riportarli a casa?
Ci vorrebbe sì! Fossimo una nazione con le palle
ce li saremmo già riportati a casa.
Nei tuoi libri i protagonisti sono
stretti da un forte legame di amicizia e cameratismo, valori oggi
dispersi in contatti sempre più virtuali e anonimi. Come vivi il
cambiamento apportato da internet nei rapporti umani?
Non credo che
la virtualità di internet sia la causa del degrado, quanto piuttosto
un’opportunità potentissima che il degrado attuale ha trasformato
fatalmente in un luogo troppo spesso alternativo alla realtà. Io uso
molto sia internet che, ad esempio, facebook, ma non sostituiscono il
sapore della vita “vera”. Nulla può sostituirlo, neanche la
letteratura: preferisco mille volte baciare una donna che raccontarlo
in un romanzo.
Fino alla tua bellezza" è uscito
solo da pochi mesi, eppure già ha creato intorno a sé molto
interesse. Come sta procedendo la promozione del libro?
I
riconoscimenti sono eccezionali.Continuo a girare come una trottola,
e devo dire che mi piace. Però, a parte l’impegno mio e di chi
m’invita in giro per l’Italia, del romanzo sono uscite poche
(bellissime) recensioni e solo su quotidiani come “Il Giornale”,
“Libero” o “Il Foglio”. Per il resto, silenzio assoluto. Ma
non mi aspettavo qualcosa di diverso da parte della sinistra, che per
decenni ha massacrato la cultura e l’informazione italiana con
un’egemonia spietata (chi la mette in discussione mi fa ridere).
Quello che invece mi fa rabbia è la miseria culturale lasciata da
quasi vent’anni di partecipazione della “destra” al governo.
L’abbiamo detto e scritto anche su “Area”, finché abbiamo
avuto la forza di tenerla in piedi: questi vent’anni non hanno
lasciato traccia. E non è solo un peccato: è un delitto.
Simone