domenica 8 dicembre 2013

A proposito di Mafia...

Dal carcere di Milano, nel quale è detenuto il boss di Corleone Totò Riina, si innalzano a gran voce le sue minacce: “Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire.” E ancora: “Quelli lì devono morire tutti, fosse l’ultima cosa che faccio.” Oltre a Di Matteo nel mirino delle minacce anche l’aggiunto Teresi ed i pm Del Bene e Tartaglia. Dopo “l’ordine” del boss, il Comitato per l’Ordine e per la Sicurezza, presieduto dal Prefetto, ha valutato la possibilità di trasferire Di Matteo e la sua famiglia in un’altra località. Riina avrebbe parlato anche di “uno che prima era a Caltanissetta e adesso è a Palermo, uno che si da un gran da fare.” Riferendosi probabilmente all’attuale procuratore di Palermo Scarpinato. Prendendo atto di queste minacce alcuni giorni fa, a Palermo hanno preso parte oltre 1000 persone al corteo in sostegno di Nino Di Matteo. Partendo dal Teatro Massimo, raggiungendo poi il Palazzo delle aquile (sede del Comune) dove si è svolto un flashmob per ricordare le stragi di Mafia del 1992/1993. In testa al corteo, si scorgeva uno striscione “SI MUORE QUANDO SI E’ LASCIATI SOLI” Le preoccupazioni balenate tra i luoghi della magistratura, è proprio quella paura che si possa tornare a respirare la stessa identica aria di tensione, di terrore che è stata la culla del ’92; quella delle stragi di Capaci e via D’Amelio.  

Nato a Palermo nel 1961, Nino Di Matteo è in magistratura dal 1991. Sostituto procuratore della Repubblica presso la DDA di Caltanissetta dal ’92 al ’99 e pubblico ministero della DDA di Palermo dal ’99, ha indagato sulle stragi dei magistrati Rocco Chinnici,  Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e delle loro scorte, e sull’omicidio del giudice Antonino Saetta. Attualmente è impegnato nei processi per la cosiddetta “Trattativa” tra Stato e Mafia a carico del prefetto Mario Mori, ex direttore del Servizio Segreto Civile.




Contrastare l’antistato oggi più che mai dovrebbe essere una battaglia quotidiana, da viversi proprio come una priorità. Lo Stato odierno è complice di quella parte marcia di Stato che miete vittime ogni singolo giorno, con il suo silenzio, con la sua omertà. Durante il Ventennio era una delle priorità dello Stato fascista. Dopo il vuoto. Il silenzio. Il sangue dei morti ammazzati. Il silenzio del pizzo. Il menefreghismo da parte dei politici che vanno di pari passo con queste “brave” persone. Il declino della civiltà dello Stato iniziò nel 1943 con l’operazione Husky, lo sbarco degli “alleati” in Sicilia. Per molti magistrati, è stata quella la data di nascita di una realtà ancora ben radicata negli ambienti meridionali e non. C’è la MAFIA BIANCA, quella dello Stato, quella delle caste, quella della gestione della cosa pubblica. Poi c’è la MAFIA NERA, quella della criminalità organizzata, delle stragi, dei morti ammazzati, che continua a ciel sereno nei suoi intenti con il traffico di droga e dei clandestini, con il giro del racket e dell’usura, con lo sfruttamento della prostituzione, con il gioco d’azzardo. Entrambe, come dimostrato da molte indagini della magistratura, tentano di mettere mano sulla gestione degli appalti pubblici finanziati da fondi nazionali ed europei , tentando di costruire rapporti con le politiche locali, con gli imprenditori.

Per sconfiggere la Mafia bisogna prevenirla, combattere questo suo sistema di potere sporco. Bisogna diffondere la cultura, quella vera e genuina in grado di estirpare quella sub-cultura malata che si insedia nel politico e nelle menti di oggi. Uno Stato pulito e presente deve garantire a tutti cultura, istruzione e lavoro. L’uomo nasce libero e deve combattere i soprusi ed i compromessi che gli vengono messi davanti per realizzarsi nella vita. La vita è una scelta, e bisogna scegliere il meglio sempre.



Martina.
(Grazie a Peppe Di Salvo.)

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