Marilyn Manson e Trent Reznor insieme on stage |
Terminato il "Self
Destruct Tour", Reznor si rimette a lavoro, questa volta per
capitalizzare l'esperienza acquisita nell'utilizzo dei sistemi
informatici di manipolazione del suono. Tramite la sua nuova label
(La Nothing) supporta svariati artisti della scena industrial,
ma soprattutto lancia definitivamente Marilyn Manson, producendo e
commercializzando il capolavoro Antichrist Superstar.
Nell'album, come diremo meglio nell'articolo dedicato, l'influenza
dei Nine Inch Nails traspare evidentemente, sia negli elementi
compositivi, sia nella qualità del missaggio. Oltre a ciò, Trent si
concentra sulla produzione di remix e colonne sonore, producendo sia
per il cinema che per il nascente mercato dei videogiochi per pc.
Da
quest'impresa escono brani come The Perfect Drug,
colonna sonora del film Lost Highway di
David Linch, e Burn,
per la colonna sonora di Natural Born Killers di
Oliver Stone. Nel settore videoludico si segnala la collaborazione
con la ID Software, autrice di alcuni dei più celebri giochi First
Person Shooting (i famosi
"sparatutto") degli anni '90, quali Castle
Wolfenstein, Doom e Quake.
Proprio per questi ultimi due
titoli i Nine Inch Nails scrissero la colonna sonora integrale, tanto
da guadagnarsi numerosi crediti negli stessi screenshots del gioco.
Ascolta la colonna sonora di
QUAKE
Uno dei tributi ai Nine Inch Nails nel gioco Quake |
Nel
1998 i media iniziarono ad annunciare il ritorno dei NIN in grande
stile, con un Thw Downward Spiral #2 che
avrebbe spinto ancora più avanti la sperimentazione elettronica e
messo da parte le numerose "emulazioni" sorte intorno al
successo di Reznor un po' in tutto il mondo. Nel 1999 vide la luce
The Fragile, 23 brani
dal forte impatto sperimentale. Intervistato alla convencion di
presentazione del disco, Reznor descrisse così l'album:
"Volevo
che questo album suonasse come una diretta conseguenza di questa
situazione, di qualcuno che lotta per cercare di ricostruire quello
che ha perso. Downward Spiral raccontava la rimozione di vari strati
fino a raggiungere una nuda, amara conclusione. Questo disco inizia
dalla fine, poi cerca di creare ordine dal caos, ma non ci riesce
mai. Probabilmente è un disco ancora più nero perché si conclude
lì dove era iniziato...con la stessa sensazione
ASCOLTA L'ALBUM COMPLETO
La
critica premiò con enfasi il disco. Forse con troppa enfasi,
considerato il fatto che, malgrado all'uscita The
Fragile si
fosse piazzato al primo posto nel Billboard 200 ed avesse venduto
nella sola prima settimana più di 220.000 copie negli USA, nell'arco
di soli sette giorni era uscito dalla top 10, e non ci avrebbe messo
molto a scendere ben al di sotto del capolavoro precedente. Ad ogni
modo riportiamo nuovamente il nostro stimato Scaruffi, citando uno
stralcio della sua recensione (la versione integrale, corredata di
tanti altri dettagli che vi consiglio di leggere è reperibile sul
suo sito personale, http://www.scaruffi.com)
:
"L’album
e’ in effetti ampiamente autobiografico, col titolo che e’ una
dedica a se stesso, quello squartatore industriale che ha messo a
fuoco la sua fragilita’ intrinseca, il suo profondo bisogno di
riempire il vuoto che ha creato intorno a se’. Mentre la melodica
ed inquietante pomposita’ (stile Nirvana) di We’re In This
Together, il ritmo mitragliante ed il bass loop di Somewhat Damaged,
e la progressione trascinante ed il refrain (stile Smashing Pumpkins)
di Please sono chiaramente i pezzi che suscitano piu’ attenzione,
ci sono poi dei commoventi buchi neri che regalano istantanee
dell’anima di Reznor proprio mentre sta bruciando, come accade nel
virulento riff di The Wretched, attaccato da frequenze aliene, lungo
ossessionanti note di piano; o la diabolica deflagrazione di
Starfuckers Inc, in una sincopata, poliritmica inondazione; o il
lamento da brividi nei campi mortali di Underneath It All. Tutti i
brani strumentali ricadono in quest'ultima categoria: l’orgia
terrificante, caotica e cacofonica di Just Like You Imagined, che
suona come una sbirciatina in un altro mondo; la grottesca danza
macabra di Pilgrimage; la musica da camera crescente e declinante di
La Mer; Ripe, la sonata di chiusura sommessa e occulta.
Il video ufficiale del singolo We're in this together
Sotto
il profilo artistico The
Fragile segna il punto
massimo della parabola concettuale dei NIN. Se in The
Downward Spiral l'uomo
era portato ad un processo di annichilimento progressivo fino a
diventare il necrologio di sè stesso, in The
Fragile questi inizia un
percorso di riabilitazione che tuttavia non ha successo, che si
completa in una sensazione di sconfitta, riportando il protagonista
al punto di partenza. Nelle liriche della canzone d'attacco, Somewhat
Damaged, si legge:
So
impressed with all you do
Tried
so hard to be like you
Flew
too high and burnt the wing
Lost
my faith in everything
Lick
around divine debris
Taste
the wealth of hate in me
Shedding
skin succumb defeat
This
machine is obsolete
Made the choice to go away
Drink
the fountain of decay
Tear
a hole exquisite red
Fuck
the rest and stab it dead
Broken
bruised forgotten sore
Too
fucked up to care anymore
Poisoned
to my rotten core
Too
fucked up to care anymore
Al
termine della parabola narrativa del disco, sulle note di un noise
futurista e meccanizzato che sa molto del vecchio successo Happyness
in Slavery, una voce
sconfitta e rassegnata parla con il suo Mister Autodistruzione:
all I do
I can still feel you
numb all through
I can still feel you
hear your call
underneath it all
kill my brain
yet you still remain
crucified
after all I've died
after all I've tried
you are still inside
all I do
I can still feel you
you remain
I am stained
I can still feel you
numb all through
I can still feel you
hear your call
underneath it all
kill my brain
yet you still remain
crucified
after all I've died
after all I've tried
you are still inside
all I do
I can still feel you
you remain
I am stained
Il
disco venne preceduto dalla pubblicazione del singolo The
day the whole world went away, e
seguito dai singoli We're
in this together, Starfuckers Inc e
Into the void.
Partiti
per supportare il disco, i NIN girarono tutti e cinque i continenti
nel Fragility
Tour,
dal quale venne poi tratto il documentario And
all that coul have been. Durante
il tour Reznor festeggiò la cinquecentesima apparizione live,
precisamente ad Atlanta il 20 Maggio 2000. La formazione live fu la
seguente:
Trent
Reznor:
voce, chitarra, tastiere, basso, sinth
Robin
Finck:
chitarra, sinth, voce di supporto
Danny
Lohner:
basso, chitarra, sinth, voce di supporto
Charlie
Clouser: sinth,
tastiere, voce di supporto
Jerome
Dillon:
batteria, percussioni elettroniche
Alla fine del Tour uscì immancabile la raccolta remix Things fall apart.
Con The Fragile Reznor termina la sua parabola creativa
esistenziale. Già in questo disco il pathos che si respirava nei
primi lavori ha perso molto della sua intensità. Da questo momento
in poi i Nine Inch Nails abbandoneranno progressivamente il loro
stile classico per proseguire nella ricerca di nuove frontiere
sonore, senza tuttavia pareggiare mai i conti con il capolavoro del
1994. Nel prossimo, ed ultimo appuntamento parleremo degli ultimi
dieci anni di attività, dall'ultimo scorcio dei NIN "nichilisti"
(With Teeth, 2005) alla distopia di Year Zero (2007)
fino agli ultimi lavori (Gosts I – IV e The Slip,
2008).
Francesco
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