domenica 16 settembre 2012

Nine Inch Nails #2: La felicità nella schiavitù


Siamo arrivati al 1992. I Nine Inch Nails hanno appena concluso l'interminabile serie di tour promozionali per Pretty Hate Machine. E' già la TVT scalpita, perchè sull'onda del successo vorrebbe produrre un secondo disco. Anche Trent è prondo a incidere, ma sul "cosa" c'è un bel po' di attrito. Perchè la label vorrebbe un disco commerciale, morbido, marcatamente synth - pop, un buon prodotto per scalare le classifiche del mainstream. E invece Reznor ha in mente un vero e proprio "pugno nello stomaco", che accompagni il suo processo creativo in una svolta verso sonorità ancora più caustiche e meccaniche. Il punto di rottura giunge quando, esasperato dall'ostruzionismo della TVT, Trent decide di iniziare autonomamente le registrazioni, utilizzando uno pseudonimo e prendendo contatti con la Interscope Records per fondarne una costola che si occupasse di produrre musica Industrial. 

 

Insieme al già citato Flood, Reznor si immerse nella pre – produzione delle sei tracce che avrebbero composto l'ossatura del nuovo disco, Broken. Girando in lungo e in largo per gli studi di mezza america, i Nine Inch Nails inanellarono la produzione del materiale di base, fondendo strumentazioni tradizionali (e anche un po' vecchiotte) come i filtri zoom per le chitarre con i nuovi programmi di manipolazione sonora che in quegli anni cominciavano a girare sulla piattaforma Machintosh. Le liriche da innestare sulle basi musicali furono tra le più suggestive mai scritte dalla band. Definiti dalla critica "calci in pugno al sistema sociale ed ai suoi abomini", si concentravano sui concetti di isolamento, dipendenza, repressione e controllo, visti come strumenti di un potere anonimo e "automatizzato" in grado di schiacciare l'individualità in un perverso, esasperante circuito disumano: l'uomo è incatenato nel suo allevamento, incatenato dalle droghe sociali del sesso scomposto, della spazzatura televisiva, rincoglionito da finalistici miti commerciali (chi ha visto i programmi di telepredica americani sa bene di cosa si sta parlando) e dogmi preconfezionati (dalle crociate per la democrazia al perbenismo "middle class" sotto al quale scorre un fiume di degrado umano e spirituale. Da questa macelleria dello spirito fuoriesce un essere fatto a pezzi, che in Gave Up, con voce asettica, metallica, ripetitiva dice

"distrutta la mia sanità mentale, distrutta la mia integrità, distrutto quello in cui ho creduto, distrutto ciò che resta di me, distrutto tutto, distrutto tutto ciò che era vero."

e ancora:

"ho intenzione di fare a pezzi me stesso, non so che altro fare, coperto di speranza e di vaselina, non è possibile riparare questa macchina rotta...guardando quel buco (la testa...ricordate la canzone "Head Like a Hole?" ndr) che era mio, guardandolo bruciare nel mio costante declino sistematico..."

ASCOLTA L'ALBUM COMPLETO


(Broken, edito nel 1992, fu scritto da Reznor in gran segreto, 
baipassando il controllo effettuato dalla Label TVT,  la quale 
chiedeva insistentemente ai NIN una svolta in senso Synth - pop) 

Ma il pezzo più evocativo del disco è senza dubbio Happiness in Slavery. Prima di concludere con le vicende commerciali di Broken, leggetevi il testo e guardatevi il video, più esplicativo di qualunque parafrasi. 


NOTA: Il video contiene immagini di violenza esplicita


(Il video è tratto da un cortometraggio ispirato al disco, prodotto dai Nine Inche Nails e contenente immagini piuttosto violente, uno dei principali motivi per i quali i maggiori circuiti commerciali rifiutarono di proporlo al pubblico)



Il disco ottenne il Platino prima ancora che partisse il tour di supporto. La violenza dei testi e del video di Happiness in Slavery mantennero il disco in un limbo a metà fra il mainstream e l'underground che lo rese appetibile a tutte e due le fasce di utenti. Il successo fu anche più grande di quanto ci si sarebbe aspettato, considerando l'ostruzione dei grandi canali di promozione commerciale come MTV.

Questa la tracklist:


  1. Pinion
  2. Wish
  3. Last
  4. Help Me I Am in Hell
  5. Happiness in Slavery
  6. Gave Up

Vennero inoltre distribuite due bonus tracks, quali una cover di Adam Ant , Physical (you're so) e Suck dei Pigface.




A supporto del disco venne poi distribuito Fixed, una raccolta di remix dei pezzi contenuti in Broken, volta a presentare la faccia più "elettronica" dell'album. Anche questo disco riscosse un notevole successo, vendendo 500.000 copie solo negli Stati Uniti. I Nine Inch Nails erano ormai diventati un'istituzione della musica elettronica. Ma il vero capolavoro aveva ancora da arrivare. Con il successivo manifesto della postmodernità americana: The Downward Spiral.

Francesco

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