Difficile è capire come un ragazzo poco più che ventenne possa morire, tantopiù se la causa è il suo sogno; ancora più complicato è accettare una sciagura di questo calibro. Lo abbiamo visto sempre con il sorriso sulle labbra, allegro, con la voglia di vivere, di lottare, di vincere che trasudava da ogni poro della sua pelle. Il sogno che gli apparteneva e che appartiene a chiunque tra noi abbia mai indossato una tuta e sia montato in sella a un qualsiasi tipo di destriero.
Marco Simoncelli o, per meglio dire, Supersic se ne è andato oggi mentre cavalcava il sogno, il suo sogno.
Inizia la sua carriera a sette anni con le minimoto trionfando nel campionato italiano nel 1999 e nel 2000. Nel 2002 riceve l' alloro per il campionato europeo 125 cc e l' anno successivo entra nel mondo del motomondiale con la ottavo di litro con la quale corre fino alla fine del 2005. Debutta nella quarto di litro con Gilera nel 2006 e nel 2008 trionfa pur non avendo la moto ufficiale e raggiunge l' apice del successo.
Rimane un altro anno nella classe di mezzo per poi nel 2010 raggiungere la classe regina ove si toglierà alcune soddisfazioni su Honda e dove sarebbe stato ancora per tanti anni un sicuro protagonista.
Marco era un ragazzo umile che non si portava dietro la boria di altri campioni dello sport, sempre disponibile con tutti esorcizzava ogni momento brutto con la positività, la sfrontatezza, la forza di volontà e la goliardia di chi la derapata la viveva non solo in pista, ma anche nella vita.
Semplice era riconoscerlo mentre guidava nel mucchio, era due volte la sua moto, con l' aggressività e il coraggio che gli appartenevano, il suo modo di guidare vecchio stile con sportellate e traiettorie impossibili da comprendere per gli altri. Molte volte ha discusso con gli altri centauri per la sua maniera unica e sfacciata di guidare, non allineata alle nuove tecniche di guida, che Valentino Rossi ha piu' volte definito "da fighettino".
In moto si cade e si muore.
E' vero.
Lo sapppiamo tutti e lo accettiamo nel nome della nostra passione perchè...cosa è la vita senza avere un sogno?
Che significato ha la vita se non inseguirlo in tutti i modi donando ad esso i tuoi pensieri, le tue forze, le tue ore insonni e magari anche la vita?
Siete veramente sicuri che la vita così abbia un senso?
Si, io si.
E credo che lo fosse anche Marco. Ce lo disse lui stesso quando rispose a una domanda sul rischio che si corre andando in moto spiegando che "Si vive di più andando 5 minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera."
SuperSic aveva ragione. L'aveva prima e ce l'ha tuttora, perchè è morto come tutte le anime pure vorrebbero morire: inseguendo e raggiungendo il proprio sogno.
Marco Simoncelli o, per meglio dire, Supersic se ne è andato oggi mentre cavalcava il sogno, il suo sogno.
Inizia la sua carriera a sette anni con le minimoto trionfando nel campionato italiano nel 1999 e nel 2000. Nel 2002 riceve l' alloro per il campionato europeo 125 cc e l' anno successivo entra nel mondo del motomondiale con la ottavo di litro con la quale corre fino alla fine del 2005. Debutta nella quarto di litro con Gilera nel 2006 e nel 2008 trionfa pur non avendo la moto ufficiale e raggiunge l' apice del successo.
Rimane un altro anno nella classe di mezzo per poi nel 2010 raggiungere la classe regina ove si toglierà alcune soddisfazioni su Honda e dove sarebbe stato ancora per tanti anni un sicuro protagonista.
Marco era un ragazzo umile che non si portava dietro la boria di altri campioni dello sport, sempre disponibile con tutti esorcizzava ogni momento brutto con la positività, la sfrontatezza, la forza di volontà e la goliardia di chi la derapata la viveva non solo in pista, ma anche nella vita.
Semplice era riconoscerlo mentre guidava nel mucchio, era due volte la sua moto, con l' aggressività e il coraggio che gli appartenevano, il suo modo di guidare vecchio stile con sportellate e traiettorie impossibili da comprendere per gli altri. Molte volte ha discusso con gli altri centauri per la sua maniera unica e sfacciata di guidare, non allineata alle nuove tecniche di guida, che Valentino Rossi ha piu' volte definito "da fighettino".
In moto si cade e si muore.
E' vero.
Lo sapppiamo tutti e lo accettiamo nel nome della nostra passione perchè...cosa è la vita senza avere un sogno?
Che significato ha la vita se non inseguirlo in tutti i modi donando ad esso i tuoi pensieri, le tue forze, le tue ore insonni e magari anche la vita?
Siete veramente sicuri che la vita così abbia un senso?
Si, io si.
E credo che lo fosse anche Marco. Ce lo disse lui stesso quando rispose a una domanda sul rischio che si corre andando in moto spiegando che "Si vive di più andando 5 minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera."
SuperSic aveva ragione. L'aveva prima e ce l'ha tuttora, perchè è morto come tutte le anime pure vorrebbero morire: inseguendo e raggiungendo il proprio sogno.
Ciao Marco.
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