martedì 26 aprile 2011

TESEO TESEI: in piedi, a braccia aperte, dritto in testa all’albero maestro

L’esito della missione non ha molta importanza, e neanche l’esito della guerra. Quello che veramente conta è che vi siano uomini disposti a morire e che realmente muoiano: perché è dal sacrificio nostro che le successive generazioni trarranno l’esempio e la forza per vincere.”


Teseo Tesei nasce a Marina di Campo, Isola d’Elba, il 3 Gennaio 1909 da una famiglia di armatori. Comincia gli studi agli Scolopi di Firenze, nel 1925 entra nell’Accademia di Livorno. Successivamente si laurea a Napoli con il massimo dei voti, in Ingegneria Navale. Giovane di grande ingegno, mise a frutto la propria esperienza nel campo navale, arrivando a studiare una spedizione al Polo Nord tramite la foratura della calotta polare, anticipando di trent’anni l’impresa del sottomarino atomico americano Nautilus.

In una giornata invernale Tesei ed altri allievi dell’Accademia se ne stanno a sedere su un muricciolo del lungomare, mentre un forte vento di libeccio si abbatte sulla costa.

Di fronte a loro nel cortile della scuola, si staglia l’albero di un brigantino a grandezza naturale :

-”Quanto sarà alto quell’albero di trinchetto?” chiede Tesei.

-“Più di venti metri almeno!” gli risponde un suo compagno di corso.

-“Credete sia possibile per un uomo restare in piedi, a braccia aperte, dritto in testa all’albero con un libeccio come questo?” prosegue l’elbano.

-“Se uno vuole suicidarsi è il metodo più sicuro…la testa dell’albero ha un diametro di poco superiore ai trenta centimetri, ed il vento spira da tempesta” risponde qualcuno.

-”Niente affatto, io vi farò vedere che si può e la paura, volendo, si vince!

Così togliendosi il mantello, Teseo lascia increduli i compagni, si arrampica con l’agilità di un gatto su una sartia, prosegue su per l’albero reso liscio e scivoloso dalla salsedine, poi con un colpo di reni si alza in piedi. Ecco fatto ciò che pareva impossibile.

Con quel vento ci sarebbe da afferrarsi con quanto più vigore possibile alla testa dell’albero e scendere con cautela, ma Teseo non soddisfatto, allarga le braccia insensibile al vento che soffia. La sua volontà e il suo spirito hanno vinto contro ogni debolezza umana. Era il 1927, Teseo ha diciotto anni.

Tesei che ancora frequenta l’Accademia, incontra Rossetti e rimane estasiato dal racconto dell’impresa di Pola. Così decide che la torpedine di Rossetti ha bisogno di un rinnovamento, poiché deve poter immergersi, risalire, manovrare, fermarsi, in modo da divenire un micidiale ordigno con il quale attaccare i porti nemici.

Insieme al collega ed amico Elios Toschi realizza un primo progetto e, nel 1936, viene convocato a Roma per mostrarlo allo Stato Maggiore. Ottenuto il via libera, i due realizzano il primo prototipo e cominciano le prove nei bacini di carenaggio di La Spezia. Successivamente per motivi di segretezza le prove vengono spostate in un luogo più sicuro, quindi Teseo e la sua squadra, che si è nel frattempo arricchita di nuove ingegnose menti e dei migliori sommozzatori nazionali, si spostano in una colonica di cacciatori a Bocca di Serchio nel parco di San Rossore, per continuare i test e gli studi.

Nonostante le difficoltà incontrate con la burocrazia militare, qui iniziano i veri e propri allenamenti sia di giorno che di notte mentre la difficoltà degli ostacoli viene aumentata gradualmente creando dei veri e propri percorsi di guerra alla foce del Serchio. Il mezzo, che ufficialmente porta il nome di SLC (ovvero Siluro a Lenta Corsa) una notte viene apostrofato con il nomignolo di “maiale” da uno spazientito Tesei stanco delle sue bizze. Da allora, sarà conosciuto con questo nome e nominato tranquillamente senza la paura di orecchie in ascolto, anche in luoghi pubblici, come quando il gruppo si sposta in un ristorante di Viareggio venendo scambiati per commercianti di suini dal cameriere, dopo aver ragionato di “maiali” per tutta la sera.

Ma di cosa si tratta il “maiale”? E’ un siluro modificato, imbarcato su una nave per poter essere successivamente calato in acqua e manovrato da due uomini messi a cavalcioni di questo, muniti di autorespiratori e attrezzatura adatta allo svolgersi delle operazioni. Tra le ditte che forniscono i preziosi materiali agli operatori, spicca l’officina cronografa fiorentina Panerai, che realizza bussole ed orologi subacquei.A prua del mezzo si trova una carica esplosiva di 200-300 kg che fissata dai sommozzatori alla chiglia della nave tramite dei cavi, detona allo scadere del timer, facendo si che la nave subisca ingenti danni o affondi e l’equipaggio se ne torni al battello tramite il SLC. Le manovre d’attacco costituiscono però l’ostacolo più grosso, poiché gli SLC e i respiratori dispongono di una limitata autonomia, e l’affidabilità di questi non è delle migliori, per cui ogni operazione ha un buon tasso di fallimento per avaria, o peggio, per morte degli operatori.

Il comandante Borghese incontra Tesei nel 1939 e resta folgorato da questo mezzo d’assalto, così la Oto Melara di Muggiano realizza dei cilindri stagni da sistemare sui ponti dei migliori sommergibili italiani, tra cui lo Scirè,l’Iride e il Gondar, dove stipare i “maiali” e permettere così un maggiore avvicinamento ai porti nemici.

Dopo una serie di sfortunate azioni di guerra, durante le quali emergono in maniera abbastanza chiara le lacune tecniche del nuovo mezzo d'assalto, il 26 Luglio del 1941 Tesei prende parte assieme al suo gruppo ad un’azione congiunta tra barchini esplosivi, MAS e SLC, supportati dal caccia Diana, per forzare il porto di La Valletta a Malta. L’azione prevede che un SLC e il barchino di Roberto Frassetto facciano saltare un ponte che sbarra l’accesso al porto permettendo al resto della squadra di colpire le navi ormeggiate. In seguito ad alcuni imprevisti tecnici si rischia la vita di troppi uomini e di compromettere la missione. Tesei, che già era in accordo col suo secondo Alcide Pedretti, decide di “spolettare a zero” sacrificando la sua vita e quella di Alcide per salvaguardare l’esito della missione.

Poco prima del loro eroico gesto però, il barchino di Frassetto si impiglia in una rete e fallisce il suo obiettivo. Allora il ventenne Carabelli, facente parte del resto della squadra di attacco lanciata a tutta velocità verso la baia, vedendo intatto ancora lo sbarramento, decide di sacrificarsi a sua volta per salvare il resto dei compagni da una carneficina certa. L’esplosione del suo barchino provoca la detonazione anche del mezzo di Pedretti impigliato sotto il ponte e probabilmente, quello di Tesei. Il ponte crolla sotto l’imponente esplosione ma l’acciaio che lo riveste ora affiora dal mare, impedendo alla squadra dei barchini di terminare la missione.Sotto il tiro delle mitragliatrici gli equipaggi ormai troppo vicini alle batterie vengono massacrati e la missione fallisce. Per la loro eroica azione, Tesei insieme al secondo e a Carabelli verranno insigniti della Medaglia d’Oro.

In un’epoca di confusione morale, intellettuale, politico-finanziaria, dove trionfa l’affarismo e dove l’apparire è indispensabile e l’essere un semplice dettaglio, il suo idealismo ci ancora a dei valori profondi e ci stimola a perseguirli con ostinazione.


Filippo


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