giovedì 11 novembre 2010

Per l'Italia quale Futuro (e Libertà?)? - Intervista a G.Adinolfi

All'indomani del primo voto di aperta opposizione nei confronti della linea politica del Governo, Fini ed i suoi "futures" (come li ha definiti il protagonista di quest'intervista) offrono una buona occasione per una chiacchierata con Gabriele Adinolfi. Da numerosi suoi interventi si può ricavare una lucida analisi di ciò che è successo fino ad ora.
In questa intervista cerchiamo di fissarne i punti fondamentali, con qualche previsione sul futuro del Governo e del Paese.



- Stando a quanto affermano gli analisti, il Governo sembra vicino al baratro. Si stanno ingrossando le fila del fronte parlamentare anti-Berlusconiano.
La caduta del Governo è vicina?


Non si può onestamente dire. I soli a cui oggi sembrerebbe arridere il risultato delle elezioni anticipate sono la Lega e il Pdl. Gli altri, e soprattutto Fini, non hanno convenienza ad andare alle urne subito. Perciò contano, probabilmente, sulla diserzione di qualche decina di parlamentari della maggioranza per ottenere, in modo del tutto arbitrario se non eversivo, un governo tecnico trasversale che operi per varare una nuova legge elettorale che permetta il ritorno a schemi e maggioranze da Prima Repubblica. Soluzioni che, però, non piacciono ai gruppi economici europei e tanto meno alla BCE. Si vedrà, tutto è in bilico e tutto può succedere.

- Fini qualche mese fa si è staccato dal PDL, e segnatamente dalla figura del leader Silvio Berlusconi, grazie al quale, è bene ricordarlo, è arrivato ad avere ruoli importanti negli ultimi governi. Inoltre ha rinnegato gran parte delle battaglie del suo passato, tra le quali spiccano la battaglia sull'immigrazione e quella sul presidenzialismo.
Questa è la conferma della strategia che Fini ha sempre adottato o rappresenta un'inversione di tendenza? Ed in quest'ultimo caso la sua è una redenzione o semplicemente Fini è l'interprete di un film che avrebbe - è questa è l'ipotesi che qualcuno ha avanzato - ben altri registi?


Intendiamoci; mentre Berlusconi è un imprenditore e quindi un self-made man, Fini è un funzionario di carriera, dunque un uomo che, sia come mentalità che economicamente, non può essere autonomo né indipendente. Ha amici importanti e protezioni internazionali; le stesse di cui gode per esempio il Presidente francese Sarkozy, ma soprattutto, risponde agli interessi di Londra. Inoltre è in relazioni con nemici del governo italiano, quali Murdoch, Montezemolo e Nancy Pelosi.
Per carrierismo e ambizione questo personaggio, cinico e senza alcuna fede duratura, non esita a proporsi come l'uomo della provvidenza per gli interessi inglesi e cosmopoliti contro l'Italia.
Certamente i gruppi di potere anti-italiani puntano su di lui. Ma più perché egli si propone che perché lo abbiano investito. Quindi assistiamo, probabilmente, alle manovre di un ambizioso apprendista stregone che, però, ha le spalle coperte.
Cercheranno di aiutarlo ma se dovesse cadere lo dimenticheranno presto.


- Il 9 novembre, i finiani hanno bocciato il trattato con la Libia sul respingimento degli immigrati clandestini alle frontiere.
Questa bocciatura riguarda meramente la strategia politica o al suo interno vi si può leggere un significato più profondo?


L'uno e l'altro. Quel trattato ha ridotto la pressione migratoria in Italia scatenando le proteste della Cei, della Caritas (che d'immigrazione vive) e della nomenklatura UE.
Il dato politico quindi non sta tanto nell'aver messo in minoranza il governo quanto nel significato della votazione.
Gianfranco Fini e il Fli, per loro stessa ammissione, stanno cercando di compiacere le oligarchie cosmopolite per “rimuovere l'eccezione italiana”.
Quest'eccezione, secondo il disinvolto interprete del ruolo di Presidente della Camera, attesterebbe un'arretratezza italiana. In effetti l'Italia è l'unico Paese occidentale in cui la tendenza populista è istituzionalizzata. Questo fatto ha dato voce e respiro ai populismi in giro per l'Europa.
Per i politicamente corretti ciò è letteralmente inaccettabile.
Peccato che i paradisi artificiali abbiano condotto ovunque, a partire dagli Stati Uniti, alla costituzione di bidonville, di jungle metropolitane in preda al multirazzismo.
Che abbiano prodotto ovunque lo svilimento delle culture e delle lingue locali, costruendo non delle società aperte, come sognavano gli utopisti, ma ghetti di plebi sradicate ed americanizzate.
Dai Paesi che sono stati letteralmente minati dalle stesse leggi che i finiani, con Granata, vogliono introdurre in Italia, si odono sempre più grida di protesta e si cerca disperatamente di uscirne fuori. Da ambienti variegati, ivi comprese da alcune sinistre francotedesche.
Invece i finiani, con trent'anni di ritardo sui progressisti, si fanno portatori di questo progetto fallimentare che ovunque è risultato essere steminazionista, in senso etnoculturale e sociale.
E c'è persino peggio di una totale, superficiale, irresponsabilità. Nelle loro proposte c'è una totale rivoluzione del codice di nazionalità. Quello che propongono non si fonda affatto sul rispetto degli immigrati. Che rispetto si ha di qualcuno se, per rispettarlo, gli si offre, non i pari diritti e il soggiorno, ma una cittadinanza altrui? E' come dire che la sua non vale nulla. Di fatto lo si disprezza e se ne calpesta la cultura.
La rivoluzione del codice di nazionalità proposta dai finiani si fonda invece su di un'ideologia, quella internazionalista che fa della Nazione un incidente di percorso. Il “futuro” che essi vorrebbero “fare” si traduce in cancellazione totale dell'Italia in pochi decenni. Se passano le loro leggi l'Italia entro il 2030 sarà un ricordo.


- Mettiamo Berlusconi e Fini a confronto.
Rappresentano davvero due modelli politici agli antipodi? Perchè si dovrebbe preferire l'uno rispetto all'altro, o viceversa?


Non è necessario preferire l'uno o l'altro; è possibile e meglio ancora auspicabile marciare sulle proprie gambe.
Ciò detto possiamo fare i confronti sulle persone e sulle politiche.
Come persone non vi è paragone nell'autonomia, nell'autorità e nella coerenza tra i due: Fini di fronte al premier non è neppure competitivo, il suo rivale vince a tavolino.
Se parliamo di politica, i dati interessanti di questo esecutivo sono riassumibili nella ripresa di una certa autonomia in politica estera verso est e verso sud; nella controtendenza rispetto alle ondate migratorie; nel rigetto dei dogmi del politicamente corretto.
Poi abbiamo dati di tutt'altro segno, come l'occupazione, il lavoro, la casa.
Ma Fini contesta al governo proprio i suoi successi: vorrebbe spalancare le porte all'immigrazione massiccia, concedere la nazionalità come il foglio rosa, riportare l'Italia agli ordini di Londra e Washington e reintrodurre il lessico e il regolamento del politicamente corretto.
Inoltre, se come egli preannuncia riuscisse a rimuovere “l'eccezione italiana” questo avrebbe conseguenze devastanti in tutta Europa.
Berlusconi può piacere tanto, poco o per niente; ma se l'alternativa è Fini non c'è dubbio che sarebbe peggio, ma molto, ma molto peggio.


- Su una cosa non v'è dubbio: Fini è in grande ascesa. Tutti gli avversari di Berlusconi siano essi elettori o politici, sembra che stiano dalla sua parte (Con l'eccezione di Renzi, sindaco di Firenze, che continua a bacchettarlo).
Può egli rappresentare il futuro di un centro-destra senza Berlusconi, e più in generale, una nuova figura politica di riferimento per il nostro Paese?


Innanzitutto permettetemi di dissentire. Fini sta andando bene nel sabotaggio ma che sia in grande ascesa non mi pare proprio. Pur avendo da mesi più visibilità di Sarah Scazzi nonché il sostegno mediatico di tutti i nemici italiani ed esteri del governo, le presunte, quanto emotive, intenzioni di voto che gli si attribuiscono sono le stesse per un Vendola che corresse da solo e di poco superiori a quelle per un invisibile Grillo. La sua ascesa è ancora da dimostrare; certo chi vota a sinistra tifa per lui, ma questa è un'altra cosa.
Se ragioniamo poi, a lungo termine, tutto può cambiare. Se Fini resta nel centrodestra e se viene accettato dalle altre componenti può persino avere un futuro in quella coalizione.
In tal caso, ma anche se si schierasse al centro o a sinistra, potrà essere una nuova figura politica di riferimento: per i nemici della nostra Nazione però, mai per essa.


- All'interno della maggioranza governativa la Lega Nord sta acquistando sempre maggior peso specifico, ma proprio negli ultimi giorni si ravvisa una certa inversione di tendenza. La Lega cerca la pacificazione politica e, al contrario di quanto si potesse pensare, non si sta esponendo più di tanto.
Quali possono essere le motivazioni? Stanno pensando ad una futura coalizione che prescinda da Berlusconi?


La Lega persegue i propri interessi che sono, innanzitutto, quelli del federalismo.
Inoltre sa benissimo che deve prima passare la finanziaria e solo subito poi il federalismo; ergo non vuole votare subito perché potrebbe perdere tutto.
Si accorderà anche scaricando Berlusconi? E' possibile ma è rischioso. I leghisti sono tra i partiti italiani che abbiano quadri muniti di cultura e di consapevolezza politica e sanno perciò bene chi rappresenta Fini e cosa comporterebbe una sua vittoria. Stesso dicasi per Montezemolo con cui dovrebbero allearsi.
Vedremo se saranno più “tattici”, e quindi disposti ad alleanze suicide, o più “strategici” e terranno quindi duro.



- In caso di caduta del governo, è plausibile, secondo te, l'ipotesi di un governo tecnico centrista? Qual'è il tuo parere su quest'ipotesi?

L'ipotesi di un governo tecnico c'è ed è tutt'altro che improbabile. Ma sarebbe a maggioranza trasversale, non centrista.

- Recentemente hai parlato di Renzi come probabile uomo di punta del futuro del centro-sinistra. Nell'ipotesi di elezioni - e dunque di probabili primarie di coalizione per il centro-sinistra - altra alternativa potrebbe essere Vendola, molto più di Bersani.
Qual'è il tuo giudizio sui due? Che tipo di sinistra rappresentano?


Più precisamente ho preso Renzi come emblema.
Io dico che nell'area Pd esiste un partito di sindaci o ex sindaci che hanno una valenza populista che potrebbe essere contrapposta a quella politicamente scorretta di Berlusconi e della Lega.
Oltre a Renzi ci sono De Luca, Emiliano, Chiamparino e gli ex sindaci Cacciari, Cofferati, Bassolino.
Penso che alla fine la sinistra punterà su questa componente.
E mi pare che Renzi sia quello che ha il miglior look per rappresentarla.
Nell'immediato Bersani è perfetto per mantenere la sinistra sotto naftalina, Vendola le darebbe vitalità, ma è pur vero che un centorodestra sabotato da Fini potrebbe rischiare più contro la marmellata di Bersani che contro il peperoncino di Vendola.


-Oggi "la nazione" parla di Draghi come possibile successore di Berlusconi. La stessa ipotesi Montezemolo sembra plausibile.
Come mai le ipotetiche figure del dopo-Berlusconi sono tutte così diverse da quello che è stato Berlusconi come figura politica? Cosa ne pensi di queste ipotesi?


Se passa il governo tecnico che ha il compito di disinnescare la potenzialità politica del Paese, Draghi vale Montezemolo come Prodi: l'uno e l'altro pari sono.
Tutti questi sono così diversi da Berlusconi perché, come aveva preannunciato Ezra Pound, i politici sono oggi soltanto camerieri dei banchieri. Dunque sono grigi, mediocri, degli yesmen ambiziosi, presuntuosi, anche arroganti, ma senza volontà di potenza, senza fantasia e senza grilli per la testa.
Berlusconi fa politica ma non è politico. Di qui e dall'audacia politicamente scorretta della Lega, l'eccezione italiana. Non è il massimo, ma rimuoverla sarebbe criminale: bisognerebbe invece introdurne un'altra, più organica e più passionale.

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