martedì 30 novembre 2010

DIARIO D'IRLANDA - Quarta parte

Quarta ed ultima parte del diario di viaggio di Saverio e Finita.

Dublino

9 Settembre - Sono circa le 16.30 quando ci imbarchiamo su un piccolo e traballante aereo 19 posti che dopo 1 ora circa di viaggio, ed un fastidiosissimo rumore continuo, atterra all'aereoporto George Best di Belfast (Béal Feirste in gaelico). Leggere il nome di uno dei campioni piu' sregolati della storia del calcio contribuisce ad alzare ancora di piu' la nostra voglia di vivere i fermenti di una citta' fra le piu' vitali al mondo, simbolo della lotta irlandese per l'indipendenza, perlomeno per quanto riguarda l'epoca recente. Dopo aver cambiato gli euro in sterline prendiamo un bus che in 20 minuti ci conduce nel centro citta'.

L'immagine di Belfast e' quella di una citta' relativamente giovane, poche infatti sono le testimonianze anteriori al diciannovesimo secolo. Ma la storia attuale della citta' e' comunque segnata dall'inizio del 1600 quando,con la politca del Plantation (di cui abbiamo gia' parlato nelle prime parti del diario) attuata dalla corona, migliaia di coloni inglesi presero possesso delle terre dell'Ulster perseguendo una politica fortemente repressiva nei confronti degli irlandesi, repressione ad oggi tutt'altro che finita.

La citta' fu l'unica in Irlanda ad essere coinvolta nella rivoluzione industriale (periodo nel quale fu eretta anche la maestosa e centralissima city hall in stile rinascimentale) grazie al grande porto coi suoi cantieri navali e allo sviluppo delle specializzazioni industriali nei campi del lino, della corda e del tabacco. Essa cadde pero' in disgrazia quando, dopo gli accordi di Michael Collins del 1921, rimase con il resto dell'Ulster sotto il dominio britannico. Dopo la sistemazione in hotel c'infiliamo in un pub del centro e notiamo subito la differenza socio-culturale che intercorre fra una citta' della Repubblica d'Irlanda e fra una citta' sotto il dominio britannico. Qua e' tutto molto piu' globalizzato, un guazzabuglio di inguardabili sottoculture imperversano per il centro e l'accogliente identitarismo tradizionale delle citta' fino ad allora visitate e' improvvisamente sparito per lasciare spazio all'alienante modello di societa' made in Usa-Uk-Israele. Dopo 3 pinte di Guinness e una passeggiata ci ritiriamo in camera e ci mettiamo a dormire.

10 settembre - Ci svegliamo tesi e curiosi per poter finalmente visitarela zona di Belfast ovest, centro dei Troubles che per piu' di 30 anni hanno segnato la storia di Belfast e dell'Irlanda del Nord. Chiaramente il nostro giro a piedi non puo' fare altro che incentrarsi sul quartiere Indipendentista Repubblicano e Cattolico dal quale, per quanto ci rigurda, si e' difesa per anni non solo l'Irlanda ma l'Europa tutta. Partiamo dal centro e percorriamo a piedi la strada che porta a Falls Road. Avvicinandoci avvistiamo subito la Divis Tower, un palazzo di 20 piani divenuto famoso da quando la polizia decise di requisirne gli ultimi 2 piani e farci una postazione fissa di osservazione del territorio. Sulla destra si intravede una parte del famoso "muro" che divide il quartiere cattolico da quello protestante..Peace Line, la chiamano..

Man mano che ci si addentra nel quartiere si respira sempre piu' l'aria dei moti ribellistici che hanno caratterizzato e caratterizzano tutt'oggi la citta': per un militante politico restarne indifferenti e' impossibile. Cominciamo ad imbatterci in finestre con protezioni di ferro e recinzioni con filo spinato fino a che, percorso un breve tratto di strada, ci si imbatte nel Solidarity Wall e i suoi murales che esprimono la solidarieta' dei repubblicani verso altri popoli in lotta fra i quali quello palestinese.

I murales sono una costante sia nel quartere Repubblicano che in quello Unionista, raccontano la travagliata storia dei Troubles e le verita' delle parti in causa talvolta esaltandone i combattenti. Molti sono invece in continua evoluzione poiche' sono concepiti come "la voce della comunità" e quindi vanno a rappresentare anche temi caldi di attualità. L'aria che si respira a Falls Road non e' piu' quella belligerante che la storia dei libri ci racconta, ma nemmeno si puo' dire che si respiri totale tranquillita', la gente e' sempre un po' sospetta nel vedere 2 sconosciuti camminare fra le loro case e un pò di allerta la si avverte specialmente lasciando la strada principale e addentrandosi nelle strette stradine parallele. Infatti, nonostante la tregua in seguito alla stretta di mano fra il rappresentante protestante Ian Pasley e quello repubblicano, ex combattente dell'IRA, Mc Guinness che sanci' anche la riapertura del parlamento dell'Irlanda del Nord (sospeso da diversi anni da quello di Londra), non sono poi molti quelli che decidono di attraversare a piedi il quartiere cattolico visto che non proprio tutti,da una parte o dall'altra, si dicono soddisfatti di questa tregua. Qui ogni muro, ogni casa, ogni negozio, ogni persona rappresenta anni di lotte, di sofferenze, di comunità e di radici forti. Il Giardino della rimembranza, che si incontra avanzando in Falls Road, ha scolpiti sul marmo i nomi dei caduti per la causa repubblicana sia civili sia militari, affiancati da molti motti di guerra dell'IRA, parole e frasi che tuonano per la loro fierezza.

Percorsi altri 200 metri circa si comincia a scorgere l'enorme celebre murales raffigurante Bobby Sands e capiamo di essere giunti alla sede dello Sinn Fenn (che in italiano sarebbe "Noi Stessi") il partito nazionalista di stampo socialista che rappresenta la grande maggioranza degli irlandesi del nord che lottano per l'indipendenza. Decidiamo di entrare, i sistemi di sicurezza sono all'avanguardia, la paura degli attentati e' ancora forte, telecamere e vetri antiproiettile sono d'ordinanza qui. Visitiamo l'interno e usciamo dopo aver acquistato 2 copie di storici manifesti di propaganda. Curioso un fatto successo quando eravamo all'interno e indicativo del clima di tensione della zona: una macchina e' arrivata a velocita' sostenuta e con la radio molto alta e la signora che al momento stava gestendo il locale si lascia andare a un evidente sobbalzo placatosi solo con la constatazione di conoscere il guidatore...

Prima di uscire scopriamo l'esistenza di un museo repubblicano, dove vi sono raccolti tutti i cimeli dei combattenti dell'IRA e le testimonianze delle loro battaglie, nonche'delle indicibili sofferenze subite dal popolo irlandese per mano britannica. Il museo e' posto dentro l'ex opificio del quartiere, e' molto piccolo ma ciò che c'è dentro vale piu' di mille libri e di mille filmati. Le armi, le divise, le foto, i video, i fogli d'ordine, i tristi ricordi del carcere di Long Kesh, le insegne e i vessilli dei combattenti per l'Irlanda libera descrivono un popolo fiero, che non si arrende, che non accetta di sacrificare le proprie radici per il quieto vivere e il benestare a costo della propria vita.

Uscendo siamo storditi dalla mole di emozioni che ti sucita questo piccolo museo a entrata gratuita gestito da volontari che alle domande rispondono spesse volte con gli occhi lucidi. Proseguiamo lungo Falls Road e arriviamo di fronte al Royal Victoria Hospital, divenuto uno dei centri più eminenti al mondo per le ferite da arma da fuoco. Subito oltre troviamo invece il Culturlann Mac Adam O' Fiaich il centro di lingua e cultura Irlandese,vero fulcro della vita del quartiere (ricordiamo che i divieti che la legislazione britannica imponeva in materia di mantenimento dell'irlandesità erano molto severi e molto spesso le famiglie dovevano procedere con "l'educazione fai da te"). Dirigendoci verso la "Peace Line" ci imbattiamo in un bellissimo murales che ricorda la rivoluzione di pasqua del 1916 e notiamo che il nome della via riporta la dicitura "RPG Avenue" (RPG sta per rocket-propelled grenade, granata a propulsione razzo): la strada infatti era usata come linea di tiro dai soldati dell'IRA per colpire la postazione di polizia nella vicina Springfield Road.

Raggiungiamo la cosidetta Peace Line, un muro di ferro e cemento alto 6 metri che divide da quarant'anni il quartiere protestante da quello cattolico. Tanto ci sarebbe da scrivere sulla perpetua lotta per l'Indipendenza che la gente di Falls Road ti racconta, ma lo spazio è quello che è...e qualcosa vogliamo tenerla per noi. Se volete conoscere gli aneddoti raccontati dalla viva voce degli Irlandesi che non si sono arresi, la prossima vacanza fatela in Irlanda e passeggiate tra le stradine di Belfast, fermatevi a giocare a calcetto con i bambini, entrate nei pub...e ne sentirete delle belle.

Arriviamo alla descrizione dell'ultimo luogo da noi visitato prima di lasciare questo quartiere dallo spirito guerriero: il Cimitero di Milltown, dove la croce celtica, simbolo dell'irlandesita', spicca su ogni singola tomba. Entriamo in religioso silenzio e ci dirigiamo a meta' del muro meridionale per raggiungere la zona dove sono sepolti Bobby Sands e gli altri repubblicani morti durante sciopero della fame. Un toccante monumento si erge in ricordo del loro sacrificio e i loro nomi (insieme a quelli di altri caduti per la causa) sono scolpiti su lapidi di marmo poste a terra e contornate da corone di fiori tricolori. Dopo aver rispettosamente reso omaggio ai caduti ce ne andiamo riflettendo sul sacrificio di questi giovani, esempio scolpito nella storia d'Europa, ragazzi di poco piu' di vent'anni che dopo 50 ,60 e anche 70 giorni senza cibo si sono lasciati morire per amore della propria terra e del proprio popolo. Nell'epoca dell'edonismo menefreghista piu' sfrenato regalatoci dalla nostra societa' di plastica, raccontare a gran voce la storia dei ragazzi di Belfast e' quantomeno un dovere per chi vive la vita come una missione al servizio di un Idea.

11 settembre - Quello che ci rimane da vedere nell'effettivo ultimo giorno di permanenza in Irlanda e' soltanto la bellezza architettonica di alcuni palazzi del centro. In Donegall Square si puo' ammirare, a parte la gia' citata City Hall, anche la Linen Hall Library fondata nel 1788 e della quale cito volentieri il primo bibliotecario Thomas Russel (ricordato con una piccola targa all'esterno), uno dei membri fondatori degli United Irishmen, amico di Wolfe Tone. Russel fu impiccato nel 1803 dopo la fallita rivolta antibritannica di Emmet. Molto suggestivi sono gli Entries un susseguirsi

di stretti vicoli che rappresentano l'antico centro della città, quando Belfast contava appena 20.000 abitanti a fronte dei circa 250.000 di adesso.Consigliamo anche una passeggiata nella zona sud della citta' dove troverete la stupenda Università Laica di Belfast, il giardino botanico pieno di colori e profumi e l'Ulster Museum che, come i musei gia' raccontanti delle altre città descritte in questo diario, ripercorre la storia d'Irlanda e conseguentemente dell'Ulster e di Belfast.
Abbastanza odiose sono invece quelle forzate riproduzioni di Londra che talvolta si incontrano e che hanno tutto il sapore della provocazione. Dopo la serata passata al pub con la Guinness d'ordinanza, torniamo in hotel con la tristezza di quelli che all'indomani lasceranno una terra della quale si sono profondamente innamorati.

12 settembre - E' il giorno dell'arrivederci all'Irlanda, il nostro volo di ritorno parte da Dublino nel pomeriggio e quindi la mattina, appena finita l'ultima Irish Breakfast, ci dirigiamo con le valigie verso la stazione dei Pullman.
Prima però troviamo il tempo di passare davanti alla Sant' Anne's Catedral e alla Grand Opera House.Quando saliamo sul pullman per l'aereoporto e piano piano ci allontaniamo da Belfast il nostro argomento di discussione torna ad essere quello dei Troubles, perche' nella Repubblica d'Irlanda, dove la libertà è ormai acquisita da tempo, la guerra agli inglesi è argomento di storia anche se recente, ma a Belfast e in Nord Irlanda si combatte una guerra che è della nostra generazione e dalla quale i giovani Europei, nati e cresciuti senza la benchè minima idea di sovranità, hanno molto da imparare. Quando dall'aereo osserviamo il verde d'Irlanda allontanarsi da noi, malinconicamente gli lasciamo il giuramento di un nostro celere ritorno.


Saverio e Finita

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