giovedì 5 agosto 2010

LA FINE DI FINI

STRATEGIE E SOTTERFUGI DI UN UOMO NATO VECCHIO

Solitamente la politica d’estate è un qualcosa di palloso e ripetitivo, sarà colpa dei troppi politici in ferie, al mare, con la voglia di usufruire di quelle fantastiche case che uno stipendio robusto ed una più che confortevole tranquillità da deputato/senatore ti possono garantire.
Al limite nel periodo estivo, dove l’eco dei talk show televisivi si fa sempre più lontana e nella mente dell’italiota la politica sembra come cristallizzata in un sbadigliogeno articolo di giornale (per chi ancora li compra, i giornali), così lontano dal mondo reale, dicevo che al limite si trova il tempo di far passare disegni di legge come la riforma universitaria (come due anni fa), o altre “piccole-grandi” questioni che, lontano dal pensiero dell’italico balneare, trovano spazio istituzionale senza troppi problemi di tipo mediatico. Ma quest’anno signori miei è una vera politica! Ah! Meglio di un telefilm americano: colpi di scena, vecchi amici che diventano acerrimi nemici, il buono, il cattivo, con le loro strategie ed i loro sotterfugi.


Ma andiamo per gradi. La storia ovviamente non comincia quest’estate, diciamo che si trascina da molto tempo, ma comunque la trama è molto semplice, ed è questa. C’è un personaggio principale, il buono, il signor Gianfranco Fini (che per la verità, ad essere puntigliosi, prima era considerato cattivo pure lui, ma dopo si è redento ed è entrato di diritto a far parte del teatrino di quell’avventurosa vicenda che è la politica politicata, ligio ai dettami del suo vecchio maestro, Giorgio, anche lui un tempo cattivo, anzi, il cattivo dei cattivi, poi redento), bella presenza, alto, slanciato, con un accento rassicurante, da brav’uomo emiliano, che però, non si sa per quali strani giochi del destino (forse nemmeno lui se li ricorda), fa parte della schiera degli uomini del cattivo.
Il cattivo è basso, senza capelli (almeno senza quelli veri), non più in forma smagliante, tutto intento a salvaguardare i propri interessi e quelli dei fedelissimi. Il suo impero è – a quanto ci dicono – agli sgoccioli, avversato com’è dalle forze del Bene con-la-B-maiuscola, ovvero giornalisti (non tutti, beninteso), opinion-makers (per chi una opinion non se la può più fare da solo), intellettuali, ma soprattutto i custodi della sacra legge (leggasi: magistrati). Ed ovviamente Lui, il Buono, il Moderato.
Chi se non lui, l’anima buona del “partito interno”, chi se non Fini, col suo charme da politico di vecchia data, con la sua retorica istituzionale e polically-correct da discorso di fine anno del Presidente della Repubblica (che, sostanzialmente, serve per far addormentare i bambini ed i vecchi e farli piombare in un sonno così profondo dal quale nemmeno i botti riuscirebbero a destarli), chi se non lui può osteggiare e mettere alle corde il piccolo gigante B.?
E allora, vai con la mossa tanto attesa! Lo scisma parlamentare. Adesso è rottura definitiva. Poco importa se fu proprio il piccolo gigante B. a farlo uscire da quella sabbia mobile in cui si trovava, sempre in bilico tra le accuse di tradimento della propria gente e la voglia di un’accettazione istituzionale ancora lontana dall’essere minimamente concepibile. Poco importa perché adesso come punta di diamante della lotta contro l’impero ci sono loro, quelli di “Futuro e Libertà”. Che nome fiacco, però… Ma non sembra una brutta copia del nome del gruppo del sig. B.? E poi, i vecchi colonnelli, dove sono? Dove sono La Russa, Gasparri, Alemanno, Matteoli? Hanno detto qualcosa? Una dichiarazione, qualcosa? Niente? Se li è comprati il sig. B… Mannaggia.

“Certo che se c’avessero dato una poltroncina da sindaco o da sottosegretario pure a noi…”

“Allora dunque, bando alle ciance, siamo trentatré (più nove, più uno preso in prestito). Trentatré come gli anni di Cristo. Trentatré che fanno male perché con NOI, LORO erano trecentoquarantadue, solo ventisei più del margine di sicurezza, ma adesso che noi siamo trentatré e siamo belli incazzati, adesso LORO che fanno? Cazzo! Si! Siamo fortissimi! Il popolo non c’ha votato, questo è vero, e se c’hanno votato, hanno votato per LORO, ok, ma la lotta contro il sig. B. vien dopo ogni consenso. L’importante è che noi siamo puri! Noi siamo quelli che le abbiamo viste tutte, noi siamo la gente nuova, i non-inquisiti. “

“Quelli con gli ideali!”

“Siamo liberisti! “

“…o solo liberali? “

“o nessuna delle due…?”

“Sicuramente garantisti! “

“…Forse un po’ pure giustizialisti…”

“Sociali… Socialisti? “

“NO! Socialisti no!”

“Ma nemmeno anti-sociali!”

“Proporzionalisti o maggioritaristi?”

“Pochi partiti, tanti partiti?”

“Presidenzialisti o Parlamentaristi?”

“Siamo quelli del “né destra né sinistra”

“Siamo, siamo, siamo… Ma chi siamo?”

“Chi siamo?”



Ecco.. La trama finisce qua.. Sullo sfondo, questa crisi di identità. E allora, senza la vergogna di usare parole forti (e di essere querelato come Feltri), glielo voglio ricordare io a Gianfranco Fini chi è stato lui come uomo e come uomo politico.


Prima di tutto è stato un opportunista. Ha rinnegato quel fascismo a cui faceva finta di ispirarsi, la storia certo non nobile del suo ex-partito, le sue idee politiche, da quelle più audaci (per chi non se lo ricorda, durante la guerra in Kosovo bramava di entrare in guerra per riprendere Istria e Dalmazia), sino al presidenzialismo, difeso a spada tratta finché non doveva dar contro a Berlusconi.

In secondo luogo è un ingrato. Soprattutto verso chi l’ha portato fuori, gli ha dato cariche e posti, da Ministro degli Esteri fino a Presidente della Camera, e che adesso tradisce facendo finta di costituire la novità.

Ecco cos’è.

Come finirà? Morirà (politicamente, è ovvio) della stessa sua strategia.

Tradito.

Prima di tutto dai suoi ex-colonnelli che si sono ben guardati dall’aderire al gruppo o da fare pubbliche prese di posizione (anche chi non è impegnato nei ministeri), forse proprio perché al tempo di AN si prese la briga di non far emergere nessuno a parte lui (proprio l’atteggiamento che l’ha fatto innervosire di Berlusconi).

Poi dagli attuali uomini al suo soldo, che si guarderanno bene dal negare la fiducia al governo ed eventualmente tornare alle elezioni (ne resterebbero ben pochi). Rimarrà con qualche signor nessuno come l’onorevole Barbareschi (esatto, l’attore, tra i più intransigenti, forse perché da perdere ha veramente poco).

È semplice intuire la fine che farà se richiameranno il popolo italiota a far finta di esercitare la sua sovranità. Schiacciato dal nulla elettorale.
Inutile che si presenti come una novità, inutile che si venda come un uomo nuovo della politica, come l’alba del dopo Berlusconi, la sua strategia, il suo modo di fare, puzza incredibilmente di pesce morto di Prima Repubblica.
Provando a vendersi in tutte le salse di tutti i colori, alla fine si muore venduti. Scommettiamo?


Tommaso

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