martedì 3 agosto 2010

IRREALITY

Qualche giorno fa è uscito on line un articolo di Ilaria Staffulani dal titolo “Chirurgia Estetica: adolescenti incantati dai Vip. Ko Reality”. Oggetto della questione era il mondo dei reality, colpevole di influenzare le psicologia giovanile proponendo “falsi modelli” come quello della donna che fa carriera in quanto bella, anche se non dotata di qualità professionali. L’affermazione era sostenuta da una ricerca effettuata su un campione rappresentativo di 200 ragazze, quotidiane spettatrici di reality che esaltano la chirurgia plastica.

L’esito del test rivelerebbe come buona parte di queste avrebbe sviluppato la convinzione che passare sotto i ferri della bellezza possa rendere più felici. L’articolo si concludeva con la considerazione che la bellezza non porta al successo, e che le ragazze in questione dovrebbero capirlo.

Interessante come la condanna al modello sociale della mignotta di successo provenga proprio da un settore, quello editoriale, che sulle mignotte di alto e basso bordo ha costruito un intero campo specializzato: quello della cronaca scandalistica. Ogni settimana più di cinquanta riviste di gossip riempiono decine di migliaia di pagine fotografando legioni di “Vip” il cui successo si deve SOLO e UNICAMENTE alla bellezza, spesso e volentieri conquistata a seguito di “interventi” e mantenuta con periodici “ritocchi”. Migliaia di “penne” campano su questa masturbazione sociale.

Non critico il gossip di per sé: basta riconoscere che è un distrattore, che non ha nulla di nobile né di educativo. Ma per favore, che non siano i giornalisti a scandalizzarsi!

Ma più che altro, l’argomento mi offre il destro per una riflessione sulla chirurgia plastica. Tralascio per motivi di spazio (e di buon senso) quella chirurgia che si occupa di risolvere problemi strettamente medici (da quelli respiratori alle deformità), e che ovviamente non rientrano nella “questione morale”. Parliamo invece della chirurgia estetica, quella cui si sottopongono le persone che intendono migliorare il loro aspetto, anche se questo non serve loro per vivere più a lungo.

Sull’argomento il qualunquismo, spesso, si spreca: si usa rispondere con la retorica, affermando che “la bellezza è bellezza interiore”, che “bisogna sapersi accettare”, o addirittura che modificare il proprio corpo sarebbe “immorale”.

Adesso proviamo a capirci: da sempre l’uomo modifica il suo corpo. Perché da sempre l’uomo vive quel desiderio intimo che chiamiamo vanità. I Cattolici (che di queste cose, aimè, capiscono poco) l’hanno definito peccato. Non credo proprio che lo sia. Una moderata vanità (cioè il desiderio di piacersi e di piacere agli altri) è la base del rapporto umano. Per stare bene con gli altri bisogna stare bene con sé stessi, e questo, che lo vogliamo o no, passa anche dalla cura della propria estetica. Quando ci tagliamo i capelli o le unghie, modificando l’acconciatura o stendendo un velo di smalto, soddisfiamo la nostra vanità. Agiamo sul nostro corpo mutilandone delle parti.

Il qualunquismo è quindi negato dalla natura stessa delle persone. In questo senso, fra un taglio di capelli e una riduzione del seno, la differenza non è la natura dell’intervento, ma nelle controindicazioni che questo comporta.



Non ha senso scagliarsi contro la chirurgia estetica: essa viene incontro alle esigenze della gente, che tende a sentirsi meglio se, guardandosi allo specchio, si piace di più. Sarebbe invece giusto, secondo me, sputtanare pubblicamente quei famosi reality, che alle 200 ragazze del test hanno fatto vedere brutti anatroccoli trasformati magicamente in cigni da chirurghi – sciamani, con un bisturi come feticcio e uno specchio come Dio.

Questa non è la realtà. basta dare un occhio alla disgraziata quì accanto per rendersene conto.

Sono pronto a scommettere che in quei programmi non si parla di trauma psicologico, di anestesia, di mutilazioni, di sangue, plasma, grasso, silicone, crisi di rigetto, crisi allergiche e via dicendo. Non si parla di elasticità dei tessuti, di invecchiamento delle protesi, di controindicazioni in ambienti come il mare, l’aereo, la montagna.

Non si dice agli spettatori


“occhio, che la chirurgia estetica non è una passeggiata, e una volta che l’hai fatta, rischi di rimanerne prigioniero, perché quello che fa madre natura per conto suo è meglio di tutte le protesi, cuscinetti di silicone, iniezioni di botulino che potremo mai farvi.”







Clearco

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