lunedì 2 agosto 2010

2 AGOSTO 1980: LA STRAGE NON E' FASCISTA!

“Ottancinque morti, centinaia di vite spezzate, una città pugnalata al petto un paese sconvolto. Dalla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna sono passati tre decenni e la verità è ancora ignota. Non è la sola strage rimasta avvolta nel mistero, però è la sola per cui chi sarebbe delegato almeno a cercare la verità ha smesso di tentare.
I magistrati della procura di Bologna e la stessa Associazione dei parenti delle vittime della strage (-supportati dai collettivi antifascisti che non perdono mai l’occasione di dimostrare la loro idiozia- N.d.A.) hanno preferito accontentarsi di una verità di comodo, confezionata senza nemmeno troppa cura dai servizi segreti per impedire, in nome della ragion di Stato, che venissero alla luce gli intrighi internazionali che fecero da cornice alla strage.
Gli allora ragazzini dei Nar erano il capro espiatorio perfetto. Erano fascisti e addossargli la responsabilità del misfatto avrebbe soddisfatto tutti quelli che da anni ripetevano che le stragi erano fasciste. Erano terroristi, e chi avrebbe mai fatto caso a un ergastolo in più o in meno tra i tanti. Erano privi di ogni potente copertura, e quindi si poteva stare sicuri che nessuno si sarebbe formalizzato a fronte di un impianto processuale che era tutto un'unica, gigantesca falla.”

Questa l’ affermazione di Andrea Colombo sul dossier della strage pubblicato sulla rivista “Gli Altri”. “Gli Altri”, è bene sottolinearlo per chi non lo conoscesse, è un settimanale di sinistra diretto da Piero Sansonetti.

Proprio da sinistra, in primis Rossana Rossanda e il suo manifesto sin da subito sollevarono i primi importanti sospetti sulla matrice della strage, successivamente nacque l’associazione “E se fossero innocenti”

In effetti troppe erano le ombre che oscuravano la verità dell'unico teste che inchiodava gli ex militanti dei Nar, Massimo Sparti:

"- i parenti che smentivano in coro la sua ricostruzione;

-le contraddizioni su quei documenti che, Fioravanti gli avrebbe chiesto per Francesca Mambro subito dopo la mattanza;

-l’assurdità di quella confessione che Fioravanti avrebbe deposto nelle sue infide mani, «Hai sentito che botto? Noi c'eravamo vestiti da tirolesi», tanto per passare inosservati?;

-la scarcerazione per gravissimi motivi di salute, un cancro allo stato terminale, poi scomparso miracolosamente;

-la rimozione del direttore del centro clinico che si rifiutava di confermare l'inesistente malattia mortale e l'incendio in cui andarono distrutte le cartelle cliniche incriminate proprio pochi giorni prima che venissero ricontrollate;

-le versioni che cambiavano di processo in processo, in una vertiginosa girandola di bugie.” ;"
(tratto dalla secondo parte del dossier de “Gli Altri”)

E le ambiguità dei testimoni non si fermarono certo qui: come non parlare, per esempio, di quella brava persona di Angelo Izzo, stupratore e omicida per più volte, che fornì il movente?

“Fioravanti ha ucciso per ordine della P2”

Peccato che Giovanni Falcone, un uomo libero e indipendente, dopo averlo ascoltato lo incriminò per falso.

E ancora, come non parlare della sorte toccata nel 1990 a Guido Salvini che, durante l’ultima inchiesta su Piazza Fontana, aveva trovato elementi che scagionavano i Nar fornendo una pista alternativa? Denunciato per “invasione di campo” dalla procura di Bologna al CSM, carriera e vita professionale rovinate per anni.

Tutte queste anomalie, queste stranezze, dimostrano quante menzogne, quante falsità ci sono state raccontate per anni per nascondere i veri mandanti della strage.
Il quadro è così ben delineato, il processo è frutto di una lunga serie di depistaggi.

Ora io, che non sono un garante della giustizia, piuttosto che formulare ipotesi e addentrarmi in quella che G.Adinolfi ha definito “un quadro di guerra in Italia e all’Italia” preferisco ricordare questa strage.
Preferisco limitarmi a chiedere la libertà per Luigi Ciavardini, unico vero capo espiatorio della strage, e giustizia per le vittime.

La strage non è Fascista.

Libertà per Ciavardini.

Giustizia per le Vittime.




Renato

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