sabato 31 luglio 2010

CALCIO STORICO: Come muore una tradizione

E’ notizia di oggi che il Calcio Storico Fiorentino entrerà a breve nel mondo del business. Fin qui nulla di male, si potrebbe pensare. Dopotutto un fenomeno così popolare presso il popolo fiorentino, attira per forza le attenzioni di chi intende farne uno spettacolo redditizio. E se la vogliamo vedere con ingenuo ottimismo, potremmo dedurre che l’ingresso di facoltosi privati nel settore potrebbe finalmente ridare dignità ad un gioco nel quale si cimentò, nel glorioso Rinascimento cittadino, la crema della classe dirigente.


Purtroppo però non stiamo parlando di facoltosi fiorentini che intendono celebrare una delle più vivaci, colorite e popolari manifestazioni della nostra città. Si tratta invece di reti televisive multinazionali, politicanti affaristi in cerca di poltrone, radical-chic benpensanti e “democratici”, intellettualoidi della peggior risma. Per questo motivo non ci è possibile vedere nulla di buono dalle parole con le quali Renzi ha salutato la “metamorfosi”:


“Ecco un pezzo di Firenze da esportare: il Calcio in costume. Riformato e rimodellato può funzionare da ambasciatore della città come la Venere botticelliana, come il Battistero, come il campanile di Giotto”

Riformare?

Rimodellare?

Ma per quale motivo?

Migliaia di fiorentini accorrono festanti ad ogni partita, seguono con passione, a volte anche molto accesa (come è giusto che sia) tutta la manifestazione, dal primo all’ultimo minuto. Abbiamo la fortuna di avere nella nostra città una manifestazione vivace e popolare, partecipata dai cittadini, che prendono posto in massa sugli spalti, colorandoli con le tinte dei quattro quartieri storici. Perché “riformarla”?

Sono d’accordo sul fatto che, quando una tradizione non è più condivisa dalla gente, e finisce per perdere la sua “ragion d’essere”, su di essa ci si debba interrogare, valutando quali cambiamenti apportare per restituirle la popolarità che legittima ogni folkrore. Ma quando questa, a distanza di secoli dalla sua istituzione, risulta ancora essere vitale, apprezzata dalla gente per cui (e DA cui) è stata introdotta, perché ridurla a mero esercizio commerciale? Perché farne un sottoprodotto culturale da esportare come fosse una marca di ciabatte cinesi?


Per chi ha seguito il processo di svilimento del Calcio in Constume, portato avanti con vigore dall’amministrazione comunale negli ultimi anni, non sarà difficile immaginare l’esito di questa manovra. Vedremo il Calcio Storico Fiorentino diventare dapprima meno fiorentino (con gli spalti semivuoti e gli indici televisivi altissimi) poi sempre meno storico (con l’introduzione di ulteriori restrizioni alla partecipazione ed al gioco) infine sempre meno calcio, con l’appiattimento della disciplina entro schemi politicamente corretti e omologanti.

Lo sfrutteranno per qualche anno, giocando sulla natura “tradizionale” del gioco e sulla novità del prodotto. Poi inizierà a cadere in disuso. I fiorentini cesseranno di sentirlo una cosa “loro”, i non fiorentini cominceranno a non divertirsi più. Gli ascolti caleranno, ed i “predoni in doppiopetto”, avranno ottenuto due importanti risultati: avranno prostituito la tradizione per ricavarne quanti più soldi possibili, e l’avranno poi distrutta, sventando il rischio che chi abita questa terra possa, in un sussulto d’orgoglio, “riprendersi tutto”.


Clearco


3 commenti:

  1. Si al Calcio Storico.
    No al politicamente corretto.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Nel breve lasso di tempo in cui la tradizione del Calcio Storico verrà azzannata, masticata eppoi risputata dal mondo del business, il sindaco Renzi potrà vantarsi per nuovo successo che dia ulteriore spinta alla sua carriera politica.

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