Odoardo
Giannelli nacque a Pontorme, oggi quartiere di Empoli, il 12 Maggio
1879.
Dopo
essersi laureato in ingegneria navale, entrò nella Marina Italiana
dove ebbe una carriera brillante. Nel
1931 nei cantieri di Castellammare di Stabia, di cui fu il direttore
tra il 1926 e il 1932, varò le due navi gemelle Cristoforo Colombo e
Amerigo Vespucci, la prima poi verrà ceduta ai russi al termine nel
secondo conflitto mondiale come risarcimento di guerra, l’altra
diventerà la più famosa nave scuola, nonché l’ammiraglia della
moderna Marina Militare Italiana.
Ma
a Giannelli si deve l’intuizione di un metodo di recupero per le
navi affondate, del tutto rivoluzionario e ingegnoso, ma allo stesso
tempo di una semplicità unica.
Nel
mare di Taranto nel 1921 giaceva ancora il relitto della nave
militare Leonardo Da Vinci, danneggiata in seguito ad un sabotaggio
durante la Grande Guerra, su un fondale di 17 metri e Giannelli venne
incaricato di recuperarla.
La
nave dalla stazza di 22mila tonnellate era rovesciata su un fondale
fangoso e qui il genio dell’ingegnere: sollevare la nave dal fondo
grazie a dei cilindri stabilizzatori, poi trascinarla nel bacino
portuale per i lavori di sistemazione. Infine tornare nuovamente in
mare per quello che gli ingegneri al lavoro sulla Costa Concordia
hanno chiamato “parbuckling”.
Nel
1921 la soluzione migliore per far tornare in posizione una
rovesciata era immettere al suo interno 8mila tonnellate d’acqua
mediante delle pompe alimentate da due sommergibili. Ad assistere ai
lavori arrivarono ufficiali e ingegneri da ogni parte d’Europa e
del mondo, considerando i mezzi e le tecnologie dell’epoca si
trattò di una missione quasi impossibile.
Il
24 gennaio del 1921, dopo un’immane lavoro, la Leonardo Da Vinci
tornava dritta.
La
vittoria dell’ingegnerie lo portò a lavorare in tutta Italia e a
far si che il suo metodo venisse utilizzato da molte marine del
mondo.
Quindi
l’ingegner Nick Sloane, incaricato di ruotare la Costa Concordia,
tanto osannato dalle tv e dalla stampa, con tutte le tecnologie dei
nostri giorni, non ha inventato proprio un bel niente ma l’impresa
si deve alla mente di un pontormese nato nel 1879 a 70 chilometri dal
mare.
Di seguito riportiamo copia di un articolo dell'epoca.
Filippo
Di questi Italiani i libri di scuola non parlano, di questi Uomini la tv non si occupa! Una storia interessante che non conoscevo!
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