venerdì 14 settembre 2012

Nine Inch Nails #1 - L'Affascinante Macchina dell'Odio


Premessa

Nine Inch Nails (letteralmente: "Chiodi da nove pollici") è uno dei progetti musicali più affascinanti (e discussi) degli ultimi vent'anni. Ripercorrere la sua storia significa prendere contatto con l'esperienza di un'intera generazione, vissuta a cavallo fra gli anni '90 e i 2000, cresciuta in un mondo in accelerazione esponenziale ma senza una meta da raggiungere. Musicalmente avanguardista, contaminatrice, innovativa, Nine Inch Nails è un progetto "meccanico", o per meglio dire "meccanizzato". Alle sonorità tipiche dell'industrial metal, si aggiunge la maestria melodica di un musicista di primissimo ordine qual'è Trent Reznor.




Immagate un essere umano, il suo flusso di emozioni, la sua complessa archittettura mentale, la fluidità del suo movimento, la morbidezza dei suoi tessuti. Calatelo dentro un inferno meccanico, oleoso, puzzolente di grasso e di sudore, dominato dallo stridere angosciante degli ingranaggi, dalla ripetitiva velocità delle turbine, reso incandescente da vapori violenti e corroso da liquidi acidi. L'uomo come è, o come dovrebbe essere, cerca di sopravvivere dentro al questa "affascinante macchina dell'odio" della quale egli è ingranaggio e vittima allo stesso tempo. La sua simbiosi con un ambiente ostile si concretizza in un processo di adattamento fisico e mentale: il flusso emotivo diventa una ripetitiva sequenza di informazioni assemblate e semplificate, il processo mentale si inceppa, si arrotola su sè stesso, la stessa concezione di dignità, rispetto, stima per sè stessi e per il mondo perde di significato, la testa di riempie del carburante necessario per far andare avanti la macchina: l'odio verso sè stessi e verso il mondo. Il corpo si mortifica, diventa flaccido, perchè manca della motivazione necessaria alla bellezza, ovvero l'affermazione personale in sintonia con l'affermazione del mondo del quale si fa parte. Prevale l'istinto più aggressivo, unico principio di oggettivazione personale. In tutto questo l'anima dell'uomo, contorta, umiliata e portata al delirio, urla il suo disagio. Da questo pianto straziante emergono alcuni dei più grandi capolavori degli ultimi due decenni.

Prima di immergerci nel racconto (personale s'intende, non avendo mai avuto il piacere di conoscere Trent Reznor) di ciò che sono e sono stati i Nine Inch Nails, una premessa è d'obbligo. La musica è espressione. Essa proviene dalla società, la interpreta, la scompone in note e parole e la ricompone secondo i più svariati processi mentali. La musica trae la sua materia prima dal mondo, la riorganizza secondo una logica concettuale ed estetica, e la sbatte sui denti dell'umanità. La musica di cui parleremo nei prossimi capitoli non ha nessuna ambizione pedagogica. Non intende insegnare, promuovere o indicare la via, ma soltanto esprimere stati d'animo. Non vi aspettate di trovare in queste pagine la descrizione di uomini esemplari che esaltano il bene. Preparatevi piuttosto ad entrare nel mondo delle paure, delle ansie, delle paranoie che affliggono tutti gli esseri umani, ma che pochi sono riusciti ad esprimere così bene come hanno fatto Reznor ed i Nine Inch Nails. 




 L'Affascinante Macchina dell'Odio

La storia inizia con un bambino di cinque anni, nato nel 1965 a Mercer, in Pennsylvania, ed il suo pianoforte. I suoi genitori avevano divorziato da pochi mesi e Trent Reznor, così si chiamava il piccolo, era finito a vivere dai nonni materni. Questi avevano da subito riconosciuto l'attitudine di Trent per la musica, e lo avevano incoraggiato a seguire corsi di pianoforte. All'età di 6 anni, il ragazzino già eseguiva perfettamente Mozart. Nel corso dell'infanzia imparò a suonare anche sassofono e tuba, partecipando a parecchi eventi musicali organizzati dalla scuola. Appassionato di elettronica, iniziò i suoi studi in ingegneria informatica, venendo per la prima volta a contatto con i sistemi elettronici di produzione e missaggio della musica.

La vita nel paesino di campagna nel quale risiedeva si svolgeva secondo i ritmi tipici del mondo rurale, e Trent, desideroso di entrare in contatto con la scena musicale del nascente heavy metal americano, viveva con insofferenza la sua permanenza in Pennsylvania. Questo non significa che la sua vita giovanile fosse stata particolarmente travagliata. A differenza di tanti grandi artisti del suo tempo, alle sue spalle non aveva un'infanzia particolarmente difficile. Semplicemente il suo orizzonte mentale si estendeva oltre quello di una modesta cittadina di agricoltori. Così, appena dopo un anno di studi, si ritirò dalla scuola e si trasferì a Cleveland, abbandonando il gruppo nel quale militava come tastierista (gli Option 30). Dopo alcuni mesi passati insieme ai The Innocent, Reznor entrò in pianta stabile negli Exotic Birds, una band Sinth Pop con la quale apparve nel film Light of Day con il nome fittizio di The Problems. Nel frattempo iniziò a lavorare presso i Right Track Studio come assitente. In questa veste, ebbe occasione di venire a contatto con tutte le tecnologie studio necessarie a produrre e missare musica in autonomia. Una miniera d'oro per Reznor, che di lì a poco chiese ed ottenne il permesso di registrare i propri pezzi nei momenti liberi. 

ASCOLTA "Purest Feeling" 

 
(questa è una delle prime canzoni scritte da Reznor per i NIN. Titletrack della demo promozionale,
 non è mai finita in nessuna pubblicazione ufficiale della band. Altri pezzi contenuti nel disco sono 
andati invece a conporre Pretty Hate Machine)


Non avendo una band da coinvolgere nella registrazione dei pezzi, Trent decise di cimentarsi in tutti gli strumenti che gli sarebbero serviti, eccezion fatta per la batteria. Dalle registrazioni uscì una serie di demo, e da queste una selezione promozionale che egli chiamò Purest Feeling. Inviò il materiale a tutte le case discografiche che conoscesse, ed ottenne numerosi apprezzamenti, tra i quali quelli della TVT Records, che accettò di produrre il suo disco d'esordio. Si giunse così al 1989, con la pubblicazione del primo singolo, "Down in It" e del debut album "Pretty Hate Machine" (tradotto "Affascinante Macchina dell'Odio"). 



 ASCOLTA "Pretty Hate Machine"
(Album Completo)  



(didascalia: la versione quì offerta in libero ascolto è una rimasterizzazione del 2010, 
dal suono più pulito rispetto all'originale. Tracklist e contenuti sono per il resto aderenti
 alla prima stampa dell'album, fatta eccezione per l'undicesima traccia,
 cover del brano dei Queen Get Down, Make Love)

Il disco, registrato in varie parti del mondo quasi esclusivamente da Reznor, secondo lo stesso principio compositivo di Purest Feeling, e dette all'autore la possibilità di confrontarsi con produttori del calibro di Flood (Mark Ellis, collaboratore di numerosi gruppi di fama internazionale come Depeche Mode, U2, New Order, Smashing Pumpkins, Nick Cave e molti altri) Adrian Sherwood (produttore di Skinny Puppy, Primal Scream, Pop Will Eat Itself ) e John Frier (Componente dei This Mortal Coil e produttore di Stabbing Westward, Gravity Kills e numerosi altri gruppi della scena industrial rock).

Questa la tracklist:

                    1. Head Like a Hole
                    2. Terrible Lie
                    3. Down in It
                    4. Sanctified
                    5. Something I Can Never Have
                    6. Kinda I Want To
                    7. Sin
                    8. That's What I Get
                    9. The Only Time
                    10. Ringfinger


Riportando un ottima recensione di Piero Scaruffi, autore di numerosi saggi sulla storia del rock e sulla musica in generale:



"Pretty Hate Machine (TVT, 1989) fu un disco-avvenimento. Le liriche nichiliste e le atmosfere claustrofobiche ne fecero anche qualcosa di piu`: una sorta di manifesto/ diario di un'intera generazione. Cio' in cui eccelle Reznor e` proprio nel rendere in musica la ferocia, la rabbia, lo spirito di ribellione che permeano queste odi all'alienazione dei teenager. Le atmosfere nevrotiche di Terrible Lie ricordano i brani techno-funk piu` plumbei di Peter Gabriel. L'espressionismo di Reznor nasce qui, da queste frasi sconnesse (prima bisbigliate e poi urlate), da queste violenti sincopi metalliche, da queste scudisciate di tastiere in staccato, da questi sudari agghiaccianti di elettronica. I poliritmi farraginosi di Kinda I Want To sono sullo stesso piano di un pop post-Gabriel, con l'aggiunta di schitarrate punk-rock. Reznor comunica la stessa viscerale paura anche attraverso un rap, Down In It, sempre alla sua maniera cannibale.

Vertice dell'opera e'
Head Like A Hole, che e` fondamentalmente un bruttissimo rhythm and blues cantato con foga satanica e propulso da un incalzante battito elettronico. In questo brano sono piu' evidenti i debiti verso il synth-pop decadente idi Billy Idol. E synth-pop sono anche, fondamentalmente, le progressioni sinfoniche di Sin e il balletto conclusivo di Ringfinger.
La tensione rimane al limite della psicosi omicida anche nei brani piu` calmi: nello shuffle febbrile di
Sanctified, recitato sotto tono ma carico di angoscia, e nel recital ancor piu` sfumato di Something I Can Never Have, ballata disperata immersa in un paesaggio deturpato da rumori metallurgici e prosciugato da lunghe pause di lontani rimbombi, nel funk grottescamente deformato di The Only Time (uno dei pochi brani in cui la musica prevale sulla voce).

Rispetto ai colleghi "industriali", Reznor sapeva soprattutto cantare, e usava la voce con tutta la sua spaventosa potenza. Reznor fu il primo grande cantante della musica industriale.
Le partiture strumentali preparano il terreno per i lo show canoro. Reznor non ha paura di comporre musica non-lineare, in cui manca il ritornello, in cui i ritmi si spappolano nel momento in cui dovrebbero incalzare o in cui non esistono strumenti melodici. Reznor non ha paura di lasciare la voce sola a rantolare in un cespuglio di ritmi spinosi.
"

Il disco ebbe un notevole successo, e lanciò i Nine Inch Nails sulla scena internazionale, diventando per tre volte disco di Platino, con tre milioni di copie vendute nei soli Stati Uniti. Dall'opera furono tratti tre singoli anch'essi di grande successo, il promozionale Down in It, la maintrack Head like a Hole ed il brano Sin. Quì di seguito riportiamo le liriche della prima canzone del disco, un'accesa critica al materialismo e al culto del denaro.

"god money i'll do anything for you
god money just tell me what you want me to
god money nail me up against the wall
god money don't want everything he wants it all

no you can't take it
no you can't take it
no you can't take that away from me

head like a hole
black as your soul
i'd rather die
than give you control

bow down before the one you serve
you're going to get what you deserve
bow down before the one you serve
you're going to get what you deserve


god money's not looking for the cure
god money's not concerned with the sick amongst the pure
god money let's go dancing on the backs of the bruised
god money's not one to choose"


Il lancio del disco fu preceduto da un tour nordamericano, per il quale Reznor assemblò una line up:

Trent Reznor: voce e chitarra
Chris Vrenna: Tastiere, Programming
Ron Musarra: Batteria

Successivamente all'uscita del disco iniziò una serie di altri sette tour, uno dei quali europeo, a promozione di Pretty Hate Machine, culminati nella partecipazione della Band al primo Lollapalooza Festival. Durante gli ultimi due di questi tour, la band iniziò a suonare alcuni brani che avrebbero rappresentato la colonna sonora del successivo capolavoro, Broken. 



Francesco 

1 commento:

  1. articolo molto particolare, ma dettagliato ed emozionante.

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